Nel corso dell’emergenza COVID-19 il numero dei lavoratori in remoto ha raggiunto il suo massimo picco assoluto. Durante il lockdown le aziende che ne hanno avuto la possibilità hanno attivato il telelavoro, con tutti i vantaggi e le difficoltà del caso.
Ora si trovano di fronte a una scelta importante per il proprio futuro: continuare a dare la possibilità di lavorare da casa ai propri collaboratori oppure tornare a un approccio tradizionale?
Ovviamente ci sono pro e contro in entrambe le scelte: analizziamo i principali.
I vantaggi del telelavoro
- Minori distrazioni – Le chiacchiere dei colleghi e i telefoni che squillano sono fattori che nel lavoro a casa vengono quasi totalmente eliminati, permettendo una maggiore concentrazione
- Migliore gestione del tempo – La mancanza del viaggio da casa all’ufficio e la possibilità di lavorare in momenti che si ritengono più opportuni, contribuiscono a un miglioramento della vita personale. Questo fattore risulta particolarmente interessante per i genitori, che possono avere maggiore flessibilità in relazione alle attività dei figli, soprattutto nel periodo non scolastico.
- Alimentazione più equilibrata – Mangiare a casa permette la preparazione di piatti più salutari e affini al proprio gusto, rispetto a mensa, ristorante, bar o pranzo al sacco.
- Maggior autonomia – Non solo per quanto riguarda il tempo, ma anche nella gestione del flusso di lavoro. Il telelavoro permette di aumentare le responsabilità di ognuno, personali e nei confronti del proprio gruppo di lavoro.
Gli svantaggi del telelavoro
- Solitudine – Lavorare in team aiuta a mantenere alta la motivazione e favorisce lo scambio creativo di idee, mentre il momento della pausa caffè o il commento con il collega possono aiutare a ridurre lo stress. La convivenza in spazi comuni favorisce la collaborazione e un’evoluzione del modello organizzativo, basato sulle esigenze di ognuno.
Nel lavoro in remoto l’isolamento è uno dei caratteri principali e non sempre telefonate e video chat riescono a ridurre il “senso di abbandono” nel lavoratore. - Scarsa ergonomia – Non tutti hanno a disposizione un home office e spesso ci si accontenta di postazioni “di fortuna”, con conseguenti problematiche alle articolazioni per il mantenimento di una postura scorretta nel corso della giornata. Questo non avviene negli uffici che sono progettati con scrivanie e sedute ergonomiche, e hanno layout definiti in base alle esigenze fisiche e lavorative di ognuno.
- Distrazioni “casalinghe” – A meno che non si viva da soli, anche la casa può diventare fonte di frustrazione, per la presenza di bambini e animali o per comportamenti troppo rumorosi da parte dei vicini.
- Problematiche tecniche – Scarsa connessione internet in alcune zone, schermi troppo piccoli, computer poco performanti… Difficoltà di questo tipo sono frustranti e possono portare a un calo nella performance.
- Scarsa reperibilità – Le difficoltà tecniche hanno una ricaduta anche sulla disponibilità del lavoratore: quante volte una connessione poco stabile o un telefono sempre occupato rendono impossibile programmare una riunione con più persone? I fattori che possono creare problematiche organizzative aumentano visibilmente, in relazione alle necessità di ognuno: l’orario della pausa pranzo, il tempo dedicato alla famiglia o l’ora in cui si inizia o finisce di lavorare.
- Sovraccarico di informazioni e difficoltà a finalizzare – Mail, WhatsApp, Telegram, telefono, video chat, strumenti di gestione lavoro, chat interne: nel corso di una giornata, quando si lavora da casa, si ricevono molte più comunicazioni del dovuto. E spesso senza un risultato concreto, perché non tutti possono rimanere collegati per un tempo sufficiente o non si riesce a dare veramente voce a chi sta parlando, creando confusione. Questo fattore porta una gran parte dei lavoratori a preferire l’ufficio, per risolvere “faccia a faccia” e in pochi minuti le questioni più immediate.
- Difficoltà a “staccare” – Una scorretta gestione del tempo può portare a orari di lavoro molto più dilatati rispetto a quelli che si avrebbero in ufficio. Una ricerca effettuata su 2mila italiani da Linkedin ha rivelato che durante il lockdown per l’emergenza COVID-19, il 48% dei lavoratori, sommando le ore di straordinario, ha lavorato una media di 3 giorni in più al mese. Qui puoi trovare un approfondimento su questa tematica.
- Problemi di privacy e sicurezza – Il lavoro in ufficio implica protocolli di sicurezza, al fine di mantenere al meglio la privacy di tutti gli stakeholder dell’azienda. A casa questo può avvenire solo in minima parte. La problematica non si basa solo sulla possibilità che “occhi indiscreti” possano avere accesso ai documenti aziendali: il rischio maggiore ha a che fare con la cybersecurity. Un settaggio errato del router di casa, la connessione di dispositivi IoT per la smart home alla stessa RETE o i classici attacchi BEC (quelli attraverso la posta elettronica) possono facilitare il lavoro ai cybercriminali, fornendo una porta d’accesso ai server aziendali.
Un errore comune: telelavoro e Smart Working non sono sinonimi!
Come abbiamo già approfondito in un altro articolo, il lavoro in remoto implica lo stesso orario d’ufficio, ma svolto a casa. Lo smart working invece è molto di più: il collaboratore in questo caso può scegliere dove e quando lavorare, e con che strumenti. E il “dove” non è solo la propria casa: anche il work cafè dell’azienda può trasformarsi in una postazione condivisa, che favorisce collaborazione e creatività.
Solo valutando attentamente tutti gli aspetti un’azienda può trovare il perfetto equilibrio, oggi in continua evoluzione.