Dal 1992, la Giornata Mondiale della Salute Mentale è un’importante occasione per sensibilizzare i lavoratori e gli imprenditori alla tematica: un argomento sempre più attuale, la cui importanza, anche mediatica, cresce anno dopo anno con l’ingresso delle generazioni più giovani nel mondo del lavoro.

“La salute mentale è un diritto umano universale”. Il tema scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il 2023 è ben chiaro: essere protetti dai rischi per la salute mentale, avere accesso a cure di qualità e godere di libertà, indipendenza e inclusione all’interno della propria comunità è un diritto inderogabile.

Un concetto che può sembrare lapalissiano, ma che si scontra ancora oggi con tante realtà sociali e lavorative. Secondo uno studio dell’OMS una persona su otto convive con disturbi mentali che influenzano le sfere di salute fisica, benessere e vita professionale; un numero che corrisponde a circa il 15% degli adulti in età lavorativa. La stessa Organizzazione calcola che depressione e ansia siano la causa di 12 miliardi di giorni di lavoro persi in un anno, per una perdita di produttività stimata attorno a 1 trilione di dollari.

Cosa può fare il management aziendale? I consigli dell’OMS

Il benessere mentale dev’essere protetto in tutte le sfere della vita e l’ambito lavorativo non fa eccezione. Affiancato dai policy maker (governi e individui in grado di determinare gli orientamenti e le decisioni rilevanti per la società), anche il datore di lavoro può e deve fare la sua parte.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha sviluppato delle linee guida in tal senso:

  1. Prevenire i rischi che possono influenzare negativamente la salute mentale, ad esempio attraverso misure stringenti contro discriminazione e bullismo, o con un controllo puntuale dei carichi di lavoro. Un passo in più può avvenire attraverso le politiche di welfare aziendale, che può incentivare l’esercizio fisico (utile anche ai fini del benessere mentale) attraverso abbonamenti in palestra o convenzioni con centri sportivi.
  2. Formare i manager affinché possano supportare la salute mentale dei collaboratori, eliminando lo stigma legato alla tematica e aiutando in caso di bisogno.
    Si tratta di un’azione importantissima, anche alla luce dei dati: secondo una ricerca di McKinsey il 37% dei lavoratori rinuncia alle cure perché non vuole che i colleghi siano a conoscenza della propria problematica.
  3. Rendere più inclusivo l’ambiente di lavoro, attraverso iniziative e attività che tengono conto delle necessità psicologiche individuali.
  4. Creare un ambiente aperto al cambiamento, investendo sulla leadership, sull’ingaggio dei collaboratori e sullo studio continuo non solo delle performance, ma anche del benessere delle persone.

Supportare la salute mentale attraverso il design dell’ufficio

Un ambiente mal progettato ha effetti negativi significativi sul benessere della persona, tanto fisico tanto quanto mentale. Ecco quattro modi in cui le aziende possono garantire che i propri uffici favoriscano la salute mentale:

  1. Creazione di spazi sociali
    Un’area relax, un work cafè, una stanza “dei giochi” come nella Silicon Valley e molto altro: la presenza di un ambiente dedicato alla socializzazione aiuta a mantenere vive le relazioni tra le persone, evitando il senso di solitudine negli individui più fragili.
  2. Studio di rumore-luce-aria
    Il comfort ambientale è importantissimo. È fondamentale agire per limitare l’eccesso di rumore, per migliorare la qualità dell’aria e per sfruttare al massimo la luce naturale.
  3. Accesso alla natura
    Uno spazio all’aria aperta è un benefit da non sottovalutare, ma spesso è anche un lusso, soprattutto nei centri città o nelle zone industriali. Qualora l’accesso a una terrazza o a un giardino non fosse possibile, entra in gioco il design biofilico, di cui abbiamo parlato anche in questo articolo.
  4. Spazio all’arte
    L’arte influenza l’umore e la creatività, giocando un ruolo significativo anche in termini estetici. Può essere inserita nell’ufficio per dargli un’identità, come nella sede di Progetto CMR, o addirittura avere un suo spazio designato. Sempre più aziende stanno ad esempio aprendo le proprie porte al territorio in cui vivono, ospitando mostre, concerti, conferenze e molto altro: iniziative in grado di creare connessioni durature tra la sfera lavorativa e quella sociale dell’area in cui operano.

In conclusione, il primo passo per supportare il benessere mentale non può che essere una maggiore inclusività: rispettare e proteggere i diritti di ogni lavoratore dev’essere sempre un obiettivo primario. Non possiamo però dimenticare che una persona è e sarà sempre influenzata dall’ambiente in cui vive: dobbiamo ripensare l’ufficio di un tempo e re-immaginarlo proiettati al futuro. Per incentivare, ispirare e sostenere ogni collaboratore.