Il futuro del design e il nuovo ruolo del progettista secondo lo studio Stefano Boeri Interiors

Stefano Boeri è uno dei progettisti più celebri della scena italiana contemporanea, riconosciuto a livello mondiale.

Nel corso della sua carriera, Boeri si è impegnato in un costante ampliamento del suo campo d’azione: architetto, urbanista e pianificatore, accademico, teorico dell’architettura e curatore, fino ad essere eletto pioniere della Biodiversità dal Green Building Council degli Stati Uniti (USGBC), “per l’impegno profuso nella trasformazione dell’architettura come sfera della vita grazie ad un design attento alla biodiversità naturale e per la visione e i progetti di una città futura sostenibile e accessibile a tutti”.

Tra i valori e i principi che Stefano Boeri Interiors promuove e che sono alla base del suo approccio progettuale, vi è la costante ricerca a sostegno di uno sviluppo urbano sostenibile.

Lo studio, infatti, favorisce e sostiene un’economia circolare, grazie all’impiego di materiali di derivazione naturale, con livelli di certificazione e garanzia per la salubrità degli spazi abitati o che presentano alte percentuali di riciclo.

La collezione direzionale Mux70, disegnata per Frezza, rappresenta appieno questo approccio multidisciplinare, che proietta nell’ufficio del futuro la visione di un ambiente fluido, dinamico, non più dedicato solo al lavoro ma un luogo fatto di connessioni, dove il design risponde con nuove forme e significati, contribuendo al benessere delle persone.

Inoltre, la collezione Mux70 incarna perfettamente i principi di sostenibilità e durabilità, attraverso scelte progettuali responsabili come l’utilizzo di materiali che riducono gli sprechi e garantiscono il totale riciclo.

La sostenibilità del progetto è ulteriormente rafforzata dalla completa smontabilità di tutti i componenti, caratteristica che facilita la separazione dei materiali a fine vita per un facile riciclaggio o smaltimento.

Particolarmente significativo è l’impiego delll’Oleomalta, un prodotto 100% riciclabile a base d’acqua, olio di girasole e mix di sabbie, che sottolinea il design sostenibile di Mux70. Questo materiale innovativo non solo si distingue per le sue qualità estetiche, ma contribuisce attivamente alla purificazione dell’aria. La sua produzione a freddo, inoltre, contribuisce alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, dimostrando come sia possibile coniugare bellezza e rispetto per l’ambiente.

Abbiamo intervistato lo studio Stefano Boeri Interiors, fondato da Stefano Boeri con Giorgio Donà, per riflettere sul nuovo ruolo del designer e sull’evoluzione del workspace design attraverso il rapporto con l’ambiente.

Dalle loro parole emerge l’urgenza di ricucire lo strappo tra noi e il Pianeta grazie ad un approccio eco-progettuale. Gli spazi dell’uomo non possono prescindere dalla Natura e, investire in un design che sia davvero sostenibile, significa comprendere innanzitutto che “il futuro è di chi costruisce e progetta oggi.

1. Come viene reinterpretato il design in funzione dei nuovi stili di vita odierni e delle scelte di consumo sostenibile?

Il nostro mestiere si trova oggi davanti a sfide sempre più mutevoli, spesso inattese e non prevedibili.

All’interno di queste complessità diventa ancor più fondamentale avere un approccio interdisciplinare, dalle prospettive sempre più ampie e capace di attingere da diverse e spesso nuove discipline, apparentemente anche lontane dal nostro contesto quotidiano. In maniera trasversale ci dedichiamo a progetti capaci di, oltre che assolvere i ruoli di funzionalità e capacità espressiva, creare nuove, fluide e sinergiche connessioni con la questione ambientale. Credo ci si debba aprire ad un design sempre più estremamente versatile, capace di rielaborare materiali tradizionali in creazioni che superino le aspettative convenzionali e arricchiscono il nostro ambiente quotidiano con nuove forme e significati.

2. Oggi chi progetta prodotti e servizi deve percorrere la strada della neutralità climatica e della sostenibilità. Quali sono le opportunità e quali gli ostacoli in questo percorso?

Abbiamo la fortuna di avere scelto un campo di applicazione che si presta a essere un formidabile laboratorio di sperimentazione.
I nostri progetti cercano di essere una sintesi di durabilità per la natura stessa dei materiali e delle soluzioni costruttive con cui sono pensati: i materiali che adoperiamo fanno parte
di un’azione etica – come ad esempio quelli reintegrabili nel processo di produzione – e le scelte architettoniche diventano funzionali non solo agli usi che ospiteranno ma anche sostenibilità più ampia possibile in base alle esigenze a cui dare una risposta risolutiva – come ad esempio la prefabbricazione nel caso di una eventuale necessaria velocità di cantiere.

La tecnologia, inoltre, è un altro fondamentale tassello del nostro processo creativo. Dispositivi e strumenti che rendono l’esperienza d’uso dei nostri spazi sempre più diretta e controllata: soluzioni che permettono al fruitore di vivere gli ambienti della propria quotidianità con maggiore responsabilità, generando nuovi rapporti tra i gesti e le risorse di cui quotidianamente ci serviamo quando lavoriamo, cuciniamo, ci riposiamo, condividiamo – anche da remoto.

3. Eco-progettare significa ridurre l’impatto dei prodotti immessi nel mercato e considerarne l’intero ciclo di vita. Il ruolo del designer è sempre più centrale nella transizione sostenibile delle aziende: come viene percepita questa responsabilità?

Da anni lavoriamo all’idea che la natura vivente, la natura vegetale, debba essere presente nelle nostre architetture e interni, non tanto come decorazione quanto come componente fondamentale del nostro progetto.

Questo ha portato con sé la consapevolezza che la sostenibilità e la transizione ecologica non significhino solo “verde”, ma che riguardino anche i materiali, il ciclo di vita dei prodotti, il loro riciclo, riutilizzo e conversione post-utilizzo. Ciò vuol dire ragionare su questioni fondamentali quali, per esempio, il ciclo dell’acqua e l’uso della stessa risorsa a scale diverse.

Sostanzialmente il ruolo del progettista diventa sempre più fondamentale, diventando protagonista non solo come soggetto risolutivo capace di dare forma ad un percorso, ma bensì intervenendo attivamente all’intero processo produttivo, capendone limiti e potenzialità, in modo che la forma diventi la risultante di una complessità sempre più integrata e responsabile.